Ralph De Palma, come è noto, vinse l’edizione di Indianapolis del 1915. Ma la gara che lo ha reso celebre in tutto il mondo fu quella che si svolse tre anni prima. In un’altra edizione di Indianapolis, per la quale De Palma verrà ugualmente ricordato negli annali dell’automobilismo, fu quella del 1920.
Intanto, il pilota foggiano era presente anche nella gara del 1911 che segnò il battesimo ufficiale della mitica gara statunitense. Ralph giunse onorevolmente al sesto posto sui quaranta partecipanti, a circa 20’ di distacco dal vincitore Harroun. Era l’unico pilota a non essere nato negli Stati Uniti anche se già considerato cittadino italo-americano. Da sottolineare che in quella gara soltanto dodici piloti, tra cui De Palma, completarono i 200 giri previsti.
Ma è l’anno successivo che De Palma riceve i generali onori della cronaca. La gara si svolge il 30 maggio 1912 e la borsa che gli organizzatori mettono a disposizione è di ben 50.000 dollari, quasi il doppio di quelli messi in palio l’anno prima.
Il regolamento di Indianapolis, per quanto fresco di stampa, viene già modificato rendendo obbligatoria la presenza del meccanico insieme al pilota.
Sugli spalti e a bordo pista 80.000 spettatori fremono perchè sanno che lo spettacolo non mancherà e le emozioni faranno palpitare i cuori di tutti.
Alle prove partecipano 29 equipaggi ma i qualificati saranno 24. Al via, dato con la tradizionale bandierina rossa, successivamente modificata nella composizione cromatica, prende subito la testa Teddy Tetzlaff che guida una FIAT e che alla fine giungerà secondo. Dopo pochi giri è invece Ralph De Palma, su una Mercedes, a portarsi al comando. Con lui è il meccanico Rupert Jeffkins.
L’auto sembra non avere rivali, rimane in testa quasi fino alla fine, mantenendo un vantaggio di ben cinque giri sul secondo, Joe Dawson, un pilota locale che guida una National. I giochi sembrano fatti, tanto che molti spettatori si avviano all’uscita, perdendo l’incredibile epilogo.
L’imprevisto accade a pochi chilometri dalla fine, dopo che sono state percorse già 450 miglia delle 500 previste. Al 197° giro la Mercedes comincia a rallentare, perde quasi forza a causa della rottura del fusto di una biella. De Palma deve condurre il resto della corsa con tre dei quattro cilindri della sua Mercedes che poco dopo si vede superata dalla National di Dawson che pur passandolo non è ancora in testa. Al 198° giro De Palma guida l’auto a poco più di 20 miglia orarie, sufficienti per restare ancora al comando. Ma pochi minuti dopo il motore cede del tutto. De Palma é amareggiato, ma non si dà per vinto e tenta il tutto per tutto in uno sforzo impari: tagliare comunque il traguardo.
Aiutato dal suo meccanico, Ralph comincia a spingere verso il traguardo la pesantissima Mercedes (una tonnellata e trecento chilogrammi!). Una fatica disumana che si rivelerà tristemente inutile ma, per converso, mediaticamente vincente.
Vince Dawson, davanti alla FIAT di Tetzlaff, che raccoglie meritati applausi ma non l’acclamazione della folla, tutta per Ralph De Palma che storicamente viene ricordato più per questo episodio che per la successiva, seppur storica, vittoria del 1915.
Per la cronaca il nostro pilota si classificherà all’11° posto, primo tra i piloti a non aver completato i 200 giri dell’ovale. A fine gara, con un gesto di grande sportività, sarà il primo a complimentarsi con Dawson per la vittoria.
Un grande pilota di quegli anni, lo statunitense Eddie Rickenbacker, ebbe il privilegio di essere una sorta di testimone oculare di quella corsa poichè vi partecipava come corridore e, come vedremo, come spettatore.
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Rickenbacker usa una singolare espressione per descrivere la dimostrazione del gran carattere di Ralph De Palma dopo la rottura del motore scrivendo come essa «...sarà ricordata fino a quando reggeranno le fondamenta della pista di Indianapolis. Io ero lì e ho visto tutto».
Per un giro Ralph e il suo meccanico, l’australiano Rupert Jeffkins, continuarono a correre sul grande ovale a 20 miglia all’ora. Rickenbacker descrive la situazione: «La macchina procedeva lentamente come un animale ferito e la folla urlava». In sostanza, Ralph De Palma aveva condotto la corsa dal 3° al 197° giro. La macchina si fermò definitivamente al 199° giro e mentre succedeva questo Joe Dawson, che si trovara al secondo posto, correva il più possibile per prendere la guida della corsa. La folla impazzì sia per il tentativo disperato di Ralph sia per la vittoria di Dawson.»
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Rickenbacker ricorda De Palma come un uomo di buon carattere, un vero gentiluomo ma con un piede pesante e sosteneva che Ralph dava agli spettatori quello che desideravano da un pilota: emozioni, passione, grinta, coraggio. Dopo quel pomeriggio, De Palma rimase per sempre nel cuore della folla.
Nel 1913 la 500 Miglia di Indianapolis è già una corsa attesissima. De Palma vi partecipa, sperando nella rivincita, ma a bordo della sua Mercedes non andrà oltre un deludente 23° posto a causa di un cuscinetto bruciato. Vinceranno quella edizione un pilota e una casa francesi, Jules Goux su Peugeot.
L’anno successivo la corsa vede prevalere ancora il tricolore francese. Vince Rene Thomas che si afferma a bordo di una Delage. De Palma, che partecipa ancora su Mercedes, non taglierà mai il traguardo finale a causa di un’avaria al motore.
Ma l’asso italo-americano in quell’anno ha modo di vincere tre importanti gare, giusto per tenersi in forma e puntare a un miglior piazzamento nell’ovale di Indianapolis l’anno dopo. Cosa che accade regolarmente, dopo tanta sfortuna.
La gara si svolge - in una delle rare eccezioni motivate dal regolamento - il 31 maggio 1915. Al via 24 piloti dei quali solo 11 completeranno i tradizionali 200 giri e di questi, come da regolamento, solo i primi dieci finiranno in quota premio. Al vincitore spetteranno 22.600 dollari, 10.900 al secondo fino ai 1.400 per il decimo arrivato.
La gara è dominata dalla Mercedes di Ralph De Palma e dall’italiano Dario Resta - altro mito dell’automobilismo sportivo dell’epoca - che però corre per la francese Peugeot. Il pilota di Biccari riesce a rintuzzare gli attacchi dei suoi avversari, fra i quali si inserisce anche Gil Anderson su una Stutz. Lo scontro vero è però con Resta. Mentre quest’ultimo sembra avere la meglio sui rettilinei, De Palma lo surclassa in curva. Il duello è aspro e avvincente, e tutto sembra procedere per il verso giusto quando, ancora una volta a pochi giri dal termine, il destino sembra prendersi gioco di lui. Una maledetta biella rompe il solito fusto e l’auto del campione comincia a perdere forza. Il motore però sembra miracolosamente reggere nonostante lo sforzo cui è stato sottoposto per tutta la gara. Il traguardo è all’orizzonte e Ralph De Palma lo supera per primo, dopo aver condotto per 132 dei 200 giri previsti e guidato alla media-record di 89.840 mph: un record che resisterà ben 7 anni, fino al 1922! Il pilota corona così uno dei sogni della sua vita: vincere a Indianapolis, nel «Tempio della Velocità». Alla gara assistono ben 180.000 spettatori. Alloro anche per la Mercedes-Benz che vince per la prima volta sul circuito di Indianapolis.
Come nel 1912 e nel 1920 anche nella edizione del 1915 - fortunatamente vinta - De Palma rischiò di perdere la corsa a causa del rallentamento della velocità, dettato dai problemi del motore. Tutto questo sempre a poche miglia dal traguardo finale.
Questa gara resterà storica per vari motivi. A Indianapolis tra i 24 partenti c’é anche un altro De Palma. Si tratta del fratello John che corre però su una Delage. Nella sua unica gara ufficiale giungerà 21° avendo completato solo 41 dei 200 giri pari a 1/5 della corsa. Aveva fatto meglio nelle prove dove si era piazzato al 13° posto (Ralph era invece giunto 2°, dietro a Wilcox che alla fine si piazzerà 7°).
Ma la vittoria di Indianapolis nel 1915 va segnalata perchè è la terzultima a vederlo alla guida di una Mercedes. Ralph vincerà con la casa tedesca solo altre due volte, in entrambi i casi nel 1916, a distanza di due settimane, prima a Des Moines il 24 giugno quindi a Minneapolis il 4 luglio. In quei cinque anni con la Mercedes, De Palma strapperà 11 vittorie, conseguirà un secondo e due terzi posti. Un palmares di tutto rispetto.
Nel 1916, anche se per pochi mesi, il campione lega il suo nome alla Peugeot e, l’anno successivo, ad un altro nome leggendario dei motori, la Packard, con cui stabilirà grandi prestazioni tra cui lo straordinario record di velocità nel febbraio del 1919 sulla spiaggia di Daytona. Con la FIAT, invece, aveva ottenuto una sola vittoria, nel lontano 1909.
La 500 Miglia di Indianapolis del 1915, infine, va ricordata per un altro episodio ripreso in particolare dal giornale ‘Indianapolis Chronicle’.
Quella edizione era stata prevista, eccezionalmente, per sabato 29 maggio ma la pioggia intensa aveva reso impraticabile il circuito. Non solo. L’eccezionalità delle precipitazioni aveva sommerso anche le strade e reso impossibili gli spostamenti da una città all’altra, impedendo gli appassionati di muoversi da Indianapolis.
Il pubblico pagante era stato stimato in decine di migliaia di spettatori, già convenuti da ogni dove: inoltre lo slittamento della corsa al 31 maggio aveva richiamato a Indianapolis molti spettatori dell’ultimora. Così era diventato praticamente impossibile trovare un alloggio per tutti. Gli alberghi, già al completo per la data del 29 maggio, non potevano far fronte alle tante richieste aggiuntive.
Insomma, l’eccezionalità dell’evento stava creando serissimi problemi di ordine pubblico. Il 30 maggio la pioggia cominciava a diminuire, via via la situazione diventava insostenibile: si temevano proteste e sommosse. Occorreva trovare qualcosa per “distrarre” il pubblico spazientito. Così, uno dei promotori della corsa ebbe l’idea di far disputare nell’ovale una inedita corsa tra un aereo biplano, guidato dall’aviatore Thompson, e una delle auto da corsa più in voga a quel tempo, la Stutz guidata dal campione automobilistico Gil Anderson. Fu così che l’iniziativa, pubblicizzata attraverso un efficacissimo passaparola, permise di evitare una possibile sollevazione popolare!
Ma la storia di Indianapolis è anche la storia di un pilota abile, leale e soprattutto coraggioso. Ancora una volta, l’episodio verificatosi nella edizione del 1920 della 500 Miglia, dà la cifra dello spessore umano e sportivo di Ralph De Palma.
Ciò che accadde allora - come nella edizione del 1912 - è rimasto nella storia dell’automobilismo, appartiene ad una visione dello sport che forse oggi non potrebbe alimentarsi di vicende come quella che andremo a ripercorrere.
Nella edizione del 30 maggio 1920, vinta da Gaston Chevrolet (proprio quello delle grandi auto di lusso!), e che segna il ritorno alla corsa del mitico ovale, De Palma guida una macchina francese, una Ballot, che piloterà per circa due anni con ottimi risultati.
La gara sembra segnata già al via: poco prima della partenza lanciata, scoppia uno dei pneumatici dell’auto di De Palma. L’équipe del nostro pilota riesce a sostituire la gomma molto velocemente ma, com’é ovvio, il ritardo si fa da subito considerevole. Ralph resta indietro di un giro, ma nella sua testa c’è un solo obiettivo: riguadagnare più terreno possibile. De Palma comincia così a recuperare terreno e giro dopo giro supera un concorrente dopo l’altro, tutto questo ad una velocità incredibile. Il “miracolo” si avvera al miglio numero 150: De Palma è in testa e ci resta fino quasi al traguardo. Ma la sfortuna si nasconde dietro l’angolo e si materializza all’ultimo giro.
Dal motore si notano fumo e poi anche fiamme. Il pilota prova a tamponare il problema riducendo la velocità; la porta a 130 km/h per facilitare - si fa per dire - l’operato del meccanico che con l’estintore di bordo, tenta di spegnere le fiamme salendo sulla vettura.
L’operazione funziona ma non risolve definitivamente il problema. Pochi chilometri dopo le fiamme fuoriescono nuovamente dal vano motore; il meccanico eroicamente prova a domare il fuoco, salendo ancora sul cofano, ma poco dopo l’auto si ferma. De Palma ritiene che la macchina sia priva di benzina e manda il meccanico a recuperarne una tanica direttamente ai box. Quel po’ di benzina si rivela sufficiente a rimettere malamente in moto l’auto. Si presentano problemi di accensione e la macchina riesce a pulsare con soltanto quattro (degli otto) cilindri. Troppo poco per mantenere la testa della corsa. De Palma taglierà infatti il traguardo al quinto posto non prima di aver regalato, per l’ennesima volta, prova di carattere e grande coraggio, offrendo spettacolo e forti emozioni.
L’unico pilota di nazionalità italiana a vincere una edizione della mitica 500 Miglia di Indianapolis è stato Ralph De Palma. La sua naturalizzazione risale infatti al 1920 mentre la sua vittoria è di cinque anni prima.
Anche nel 1969 vinse un corridore italo-americano, entrato anche lui nella storia dell’automobilismo, Mario Andretti. Nato in Istria nel 1940, a 15 anni si trasferì negli USA con la famiglia dove successivamente venne naturalizzato cittadino americano. (m.d.t.)