Quando anche gli Stati Uniti entrano nel primo conflitto mondiale, le principali attività sportive vengono sospese. Ralph De Palma si arruola così nell’aviazione e viene destinato al McCook Field di Daytona, in Florida. Qui consegue il brevetto di pilota aereo e diventa direttore di volata all’aerodromo di Daytona. Finita la guerra, De Palma nel 1919 fa nuovamente ritorno a Daytona ma in veste non di pilota militare bensì di una potentissima Packard 905: si tratta della mitica vettura con motore V12, quella che gli permetterà di diventare l’uomo più veloce della terra e per molti anni di tutti i tempi!
Per la cronaca, fu proprio quel motore a 12 cilindri a distinguere la casa automobilistica, storicamente inquadrata come la prima fabbrica al mondo a montare un motore V12 su auto prodotte in serie.
Come ricordano gli storici dell’auto, i famosi Twin Six ebbero un eccezionale successo e contribuirono a rendere famosa nel mondo la Packard V12. Si trattava di una lussuosa e costosissima autovettura, silenziosa, confortevole e semplice da guidare, costruita dalla fine della Prima Guerra Mondiale fino al 1922. Il motore Twin Six non fu solo il primo motore V12 di serie, ma anche il primo con pistoni realizzati interamente in alluminio.
Le corse sulla spiaggia di Daytona erano agevolate dal fatto che si poteva correre su un percorso piano senza interruzioni lungo diverse miglia e con una larghezza variabile da 300 a 500 piedi.
La spiaggia aveva una caratteristica del tutto particolare: la sabbia era consistente quasi come il cemento! Il suolo, infatti, risultava più duro e consistente a causa della gran quantità di granito depositata sulla spiaggia da un fiume.
Le corse sulla spiaggia umida rendevano gli pneumatici ancora più incandescenti, aumentando di conseguenza il rischio di incidenti, anche mortali. Se ne sono contati molti nella «storia motoristica» di Daytona Beach.
Si contarono quindici tentativi di battere il record del mondo di velocità fra il 1905 e il 1935. Successivamente i piloti hanno preferito un’altra soluzione, sempre dettata da condizioni naturali: il fondo asciutto del lago salato di Bonneville nello Stato americano dello Utah.
La prima corsa sulla spiaggia di Daytona, regolarmente cronometrata, risale addirittura al 1903 e venne organizzata da ricchi appassionati di motori. La velocità massima raggiunta in quel primo tentativo toccò le 68,198 miglia orarie.
Nel 1911 Bob Burman stabilì diversi record americani a bordo di un’auto tedesca, la Blitzen Benz. Lo stesso Barney Oldfield, grande avversario di Ralph De Palma, nel 1910 corse a Daytona Beach con la stessa macchina.
E’ opportuno ricordare un particolare, non del tutto irrilevante e che solo in parte scalfisce la grandezza di Ralph e delle sue prestazioni.
Tutti i record registrati sulla spiaggia di Daytona venivano certificati dalla sola A.A.A. - la già citata Associazione Americana dell’Automobile - come record statunitensi e non come record mondiali. L’Associazione Internazionale delle Auto Riconosciute (AIACR), per esempio, prevedeva norme diverse da quelle che si era data l’A.A.A.
Si dovette attendere il 1924 perché l’AIACR riorganizzasse la regolamentazione dei tentativi dei primati portando un po’ di chiarezza nel settore. E’ a quel tempo che proprio con l’AIACR vengono diversificate le classi di cilindrata: primati “internazionali” vengono considerati quelli ottenuti in base alla classe, quelli “mondiali” quelli riferiti ai record ottenuti senza limiti di classe e si tratta di quelli che fino ad allora erano stati considerati validi.
Ma fino al 1927 le varie associazioni automobilistiche erano ancora in disaccordo su come stabilire i tempi registrati nelle corse svolte negli Stati Uniti e quindi fino a quell’anno i record americani non vennero universalmente accettati, compreso quello del 1919 stabilito da De Palma.
Doyle ricorda che le prime informazioni sulla corsa-record che avrebbe tentato Ralph De Palma a Daytona venne pubblicata sul ‘Daytona Morning Journal’ il 30 gennaio 1919. Ralph si era esercitato il 28 gennaio stabilendo già un primo record mantenuto per l’intera settimana fino all’arrivo dei cronometristi ufficiali. I testimoni sostennero che il pilota correva tanto velocemente da non vederlo né sentirlo fino a quando non apparve nei pressi della linea del traguardo.
Si riteneva che Ralph fosse la persona giusta per infrangere il record con l’auto equipaggiata dal motore 905, studiata appositamente per lui.
L’auto era veloce come un proiettile ed era paragonata ad un aereo perchè poteva correre tanto senza alcun ostacolo, proprio come se fosse in cielo!
Il giornalista del ‘Daytona Journal Morning’ faceva notare che il modello 905 ad una velocità di circa 150 miglia orarie sembrava davvero che volasse, anche perchè la presenza del propulsore dava proprio questa impressione.
Il movimento dell’aria sotto l’auto, che era completamente chiusa, creava una elevazione, ma il giornalista sosteneva che il pilota era perfettamente bilanciato e riusciva a tenere la macchina comunque bene ancorata al suolo.
La preparazione dei tentativi di record imponeva alcune inevitabili misure: l’auto doveva correre in condizioni perfette dopo numerose sessioni di prova, la sabbia doveva risultare in condizioni ottimali, priva di qualunque ostacolo anche minimo, la superficie doveva risultare perfetta.
Doyle ricorda anche un altro particolare. Queste competizioni, all’epoca, di considerevole importanza a livello sociale, imponevano che ogni staff si adeguasse all’evento, alloggiando per esempio in grandi alberghi. Inoltre, ogni componente - a cominciare dai piloti - era tenuto a indossasse un abbigliamento all’altezza della situazione. Ralph De Palma non aveva problemi a rispettare queste regole, notoriamente maniaco della perfezione e dell’eleganza stilistica ed era animato da un certo patriottismo che contraddistinse anche il suo tentativo di battere il record di velocità.
Quello precedente era infatti detenuto da un’auto tedesca. Se si considera il contesto storico in cui si correva - successivo alla fine della Prima Guerra Mondiale con la relativa posizione della Germania - la vittoria di un pilota americano su un’auto americana sarebbe stato considerato come uno smacco di grande portata. Cosa che regolarmente avvenne con l’exploit di Ralph!
Tutto era pronto per la corsa del 12 febbraio 1919. Gli spettatori vennero tenuti a debita distanza dalle forze dell’ordine locali. Il pubblico affollava in diversi tratti la spiaggia di Daytona, emozionato all’idea di essere testimone di un evento eccezionale.
Il regolamento, valido già dal 1910, prevedeva che i record sulle brevi distanze fossero validi se il pilota effettuava il percorso completandolo nei due sensi di marcia. La velocità finale veniva computata tenendo conto della media dei tempi. Questa regola, tra l’altro, è ancora vigente.
Sulla sabbia di Daytona Beach, a bordo della bianca Packard strutturata appositamente con una carrozzeria aerodinamica, Ralph De Palma toccò la velocità massima di 149,87 miglia orarie (pari ad oltre 241 km/h), una velocità mai raggiunta a quel tempo nemmeno dal più veloce degli aerei. Ralph De Palma era l’uomo più veloce della terra!
E che si trattasse di un autentico bolide non c’erano dubbi: l’auto era infatti spinta da un motore a 12 cilindri da 9900 cc e 240 cavallli!
Come detto, il record venne registrato dai soli cronometristi americani in attesa che si arrivasse al 1927 quando i tempi vennero registrati e regolarizzati dai cronometristi ufficiali.
Nonostante questi disaccordi, però, la stampa americana che pure si divideva nel riconoscere le prestazioni di De Palma si coalizzò nell’accettare il record di Ralph. (m.d.t.)